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Philippe Starck

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Quando ti sei reso conto che volevi diventare designer?

Mai. Non ho mai voluto essere un designer. Avevo semplicemente il profondo desiderio di aiutare la mia comunità ad avere una vita migliore. Forse è per questo che mi sento più come un esploratore?


Cos’è per te la luce artificiale?

La luce artificiale non esiste. Anche la luce elettrica è naturale, perché ioni e fotoni sono esattamente la stessa cosa. È solo un diverso conduttore della stessa energia. Ce lo dice la fisica quantistica: tutto esiste ovunque e nello stesso momento, ma prende vita solo se illuminato. Tutti i giorni Flos ci regala una vita poetica perché è riuscita a cogliere questo concetto.


Perché ti piace lavorare con Flos?

Non esistono bei bambini se i genitori non sono innamorati. Io sono innamorato della famiglia Gandini praticamente da sempre, ma di Piero Gandini in particolare, che dà a noi designer l’opportunità di liberare la creatività, con il supporto delle ultime tecnologie e con la massima qualità. Il primo motivo, però, è che ridiamo molto insieme.


Qual è il prossimo oggetto che vorresti disegnare?

Sono ossessionato dall’idea di avere il risultato senza lo strumento. È per questo che il mio sogno è quello di creare luce senza una lampada. Siamo vicini a questo traguardo con OLED, ma anche un micron è fin troppo per me.

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ph. © Todd Selby - AD France
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ph.© James Bort
Sovversivo, etico, ecologico, politico, spiritoso... È così che vedo il mio lavoro di designer.”
– Philippe Starck

C’è un grande designer, artista o musicista che consideri un punto di riferimento nel tuo lavoro?

I più grandi artisti nella storia dell’uomo sono stati Tolomeo, Platone, Galileo e Einstein.


Qual è il tuo ristorante preferito in Italia e in Francia?

In Italia, per la creatività e la personalità degli artefici, il migliore è QUADRI a Venezia, degli incredibili fratelli Alajmo. A Parigi, per la qualità e l’umanità dell’ideatore, direi MORI VENICE del grande Massimo Mori.


Metti mai lo smoking?

Sì, ma al Polo Nord ci è mancato poco che venissi ucciso da un cacciatore che mi ha preso per un pinguino.

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